E’ possibile correggere la miopia, astigmatismo o ipermetropia elevata in caso di non idoneità al laser ad eccimeri? Sì, scopriamo come…
La chirurgia refrattiva per la correzione della miopia è da anni considerata procedura sicura e consolidata, con il tempo è stato così anche per astigmatismo e ipermetropia. I risultati sono ormai ottimali, anche se comunque legati alla mano del chirurgo, al tipo di tecnologia di laser, tecnica utilizzata, ed anche a fattori a volte imprevedibili (come ad esempio la cicatrizzazione individuale) che possono influenzare la perfezione del risultato.
Proprio per questo la prevedibilità di quest’ultimo in un intervento refrattivo è inversamente proporzionale al grado di miopia-astigmatismo o ipermetropia da trattare (cioè più il vizio di vista è alto, più si può incorrere, come esito del laser, in lievi imperfezioni che si manifestano spesso come aloni intorno alle luci evidenti soprattutto in alcune condizioni di luce, come ad esempio la sera).
Miopie elevate (>7-8 diottrie), astigmatismi elevati o ipermetropie elevate (>3-4 diottrie), raramente riusciranno ad essere azzerate del tutto con il laser ad eccimeri. Questo va ad aggiungersi ai rischi di esporre la cornea ad un assottigliamento notevole, che in alcuni casi può anche diventare patologico nel tempo (ectasia corneale).
Per ovviare a questo inconveniente, già dal 1953, un noto oculista italiano (Strampelli) ideò una lente refrattiva con la stessa funzione della lente a contatto, inseribile all’interno dell’occhio (in una porzione detta “camera anteriore”) . In base ai primi risultati, naturalmente come in tutte le invenzioni, questo tipo di lentina nel tempo ha subìto varie modifiche. Sono stati effettuati miglioramenti sia del materiale che delle dimensioni, i quali hanno portato questa lentina oggi ad essere biocompatibile al 100% (cioè ad avere zero rischio di rigetto) e ad essere addirittura pieghevole: ripiegandosi su se stessa attraverso un iniettore (chiamato “cartridge”), la lente riesce ad entrare attraverso un micro forellino di 2,6mm di larghezza, per cui non sono più necessari punti di sutura visto che l’incisione si auto-sigilla nel giro di poche ore dall’intervento.
Tecnicamente, questo tipo di lentina di ultima generazione (chiamata IPCL® o ICL®) ha un diametro di 5-6mm ed è costituita agli angoli da 4 piccoli “piedini” che fungono da ammortizzatori e vanno ad appoggiarsi in una struttura nella porzione posteriore all’interno dell’occhio, a sua volta chiamata “camera posteriore o solco”.
L’impianto avviene ambulatorialmente ed ha una durata di circa 5-6 minuti. E’ assolutamente indolore, poiché vengono instillati dei colliri anestetici poco prima e durante l’intervento. In alcuni casi, a discrezione del paziente (e sotto consiglio del chirurgo, soprattutto per persone che sono più emotive), l’anestesia può essere praticata con una piccola puntura vicino all’occhio o rarissimamente con una leggera sedazione.
Dopo l’intervento si può avere saltuariamente fastidio alla luce riflessa e sensazione di “sabbia” negli occhi per qualche giorno, il che è dovuto all’assestamento cicatriziale della micro-incisione, necessaria per l’inserimento della lentina.
Il recupero post-operatorio è immediato e sorprendente: il paziente appena uscito dalla sala operatoria è in grado di avere una visione già accettabile, anche se con il passare delle ore si avranno progressivi e netti miglioramenti. E’ molto importante che il paziente segua bene le indicazioni post-operatorie dettate dal chirurgo, come ad es. instillare un collirio antibiotico/anti-infiammatorio per circa 2 settimane, fare attenzione all’igiene a non prendere colpi, soprattutto i primi giorni, dopo i quali il paziente potrà tornare alla vita normale.
L’entusiasmo sul viso dei pazienti è apprezzabile già dal giorno dopo, in quanto così come le LENTI A CONTATTO portano ad una visione di solito migliore degli OCCHIALI, una LENTE INTRAOCULARE darà una vista ancora superiore rispetto alle lenti a contatto ed il paziente, una volta impiantato il secondo occhio, spesso riferisce di non averci mai visto così in vita sua!
Questo fenomeno ha la sua spiegazione in quanto la distanza di una QUALSIASI LENTE (es.da OCCHIALE/ A CONTATTO/ o INTRAOCULARE) dal centro della retina, più è ridotta e più i raggi luminosi convergeranno in maniera migliore verso la porzione centrale retinica (detta macula) che è dotata di fotorecettori (coni e bastoncelli) che elaboreranno l’immagine ancora più nitidamente al cervello.
Inoltre, i pazienti che si sottopongono a tale intervento sono quasi sempre intolleranti alle lenti a contatto, per cui ai controlli riferiscono di aver migliorato la loro qualità di vita nettamente da dopo l’intervento.
I giorni successivi all’intervento verranno eseguiti dei check-up per osservare i processi di cicatrizzazione, il corretto posizionamento della lentina all’interno dell’occhio e per prevenire o curare con ulteriori colliri le seppur rare, ma possibili complicanze possibili nei primi giorni (es. rialzo transitorio della pressione dell’occhio o infezioni).
A decorso completo rimarrà comunque fondamentale eseguire dei controlli periodici preventivi (per lo meno annuali), atti a monitorizzare soprattutto lo stato del cristallino e della pressione intraoculare (per prevenire rare complicanze come cataratta o glaucoma, che possono dipendere da un sotto o sovra dimensionamento della lentina rispetto alle caratteristiche anatomiche dell’occhio).
Inoltre, il materiale di questo tipo di lente intraoculare fachica di ultima generazione (IPCL® o ICL®) è lo stesso che si utilizza dopo gli interventi di cataratta di ultima generazione, per cui oltre ad essere biocompatibile, è dotato di filtri anti –UV per proteggere la retina dai raggi ultravioletti nocivi, proprio come quelli presenti in alcuni occhiali da sole. Questo aspetto non è da sottovalutare, soprattutto se si considera il fatto che la porzione centrale della retina (macula) di un soggetto ad esempio miope elevato è statisticamente molto più debole e soggetta a maculopatia rispetto ad un individuo con occhio sano.
Un ulteriore nota da non sottovalutare è che la lente (collocandosi in camera posteriore), è assolutamente invisibile, contrariamente alle altre IOL fachiche (che si posizionano in camera anteriore). L’ultimo modello di IPCL possiede anche alcuni fori periferici, oltre a quello centrale, per permettere un ulteriore deflusso dell’umor acqueo, utile per prevenire rialzi della pressione intraoculare.
Ultimo dei vantaggi di questo tipo di chirurgia è che è additiva, cioè assolutamente reversibile (a differenza del laser ad eccimeri che invece sottrae alcuni micron di tessuto alla cornea, che non possono essere più rigenerati). Viene così conservata, e non sostituita,la seconda lente dell’occhio (cristallino), come invece è stato proposto in passato (lensectomia), per la correzione della miopia elevata, mantenendo così inalterato il fenomeno dell’ “accomodazione”, cioè la capacità di poter mettere a fuoco sia da vicino che da lontano senza occhiali anche dopo l’impianto, per lo meno fino all’età di 45 anni circa.
Naturalmente, come per qualsiasi intervento di chirurgia refrattiva, la selezione del paziente deve essere rigida e scrupolosa: questi dovrà aver superato almeno i 20 anni di età e la miopia dovrà essere ferma da 1-2 anni. Inoltre, poiché la lentina viene prodotta dalla casa produttrice proprio su misura, è di fondamentale importanza che queste misurazioni vengano effettuate da un chirurgo esperto di tali tecnologie e con strumenti di ultimissima generazione che possano calcolare esattamente le distanze all’interno dell’occhio dove la lentina dovrà essere eventualmente posizionata.
In rari si è già in presenza di una cataratta, la pressione oculare è elevata la qualità delle cellule all’interno dell’occhio (endotelio corneale) non sono adeguate, o si è in presenza di patologie oculari, per cui l’impianto dovrà essere sconsigliato dal chirurgo, in quanto “fuori range”,di modo da non dover incorrere a possibili rischi per la salute dell’occhio a lungo termine.
Proprio per questo, la serietà della ditta produttrice di queste lentine speciali (che sono state approvate solo dopo rigidi controlli mondiali e multicentrici su: tollerabilità,efficacia e sicurezza nel tempo), ha fatto si che nessun chirurgo, benché già esperto di chirurgia refrattiva, possa eseguire alcun impianto se privo di certificazione ad un corso abilitante.
Il Dr. Gualdi è stato uno dei pionieri italiani che ha conseguito questo diploma all’estero ed oggi dopo i numerosi impianti effettuati, esegue in qualità di docente dei corsi abilitanti a tutti gli oculisti specialisti in chirurgia refrattiva interessati a ricevere la possibilità di eseguire questo tipo di intervento.